Sì, io c’ero, me ne vanto e son contento.
Editoriale n°10-11
Contento di essere andato al seminario sulle Vie dell’Arte ( Scrivere e dipingere sui muri delle città – 31 Maggio 2013 – Teatro delle Passioni- Modena), organizzato dal Campo della Cultura con un apporto sostanziale della Galleria D406, della Biblioteca Civica d’arte Luigi Poletti, Instangramers Modena e l’Emilia Romagna Teatro.
Finalmente almeno per me che sono un urbanista itinerante tra diversi paesi e continenti, un momento ( purtroppo breve) in cui ragionare e riflettere sulle scritte e disegni sui muri che in tutto il mondo si vanno diffondendo ma di cui solo superficialmente si parla.

Venti ed anche trenta anni fa le uniche scritte che si vedevano sui muri in Italia, sui e sotto i ponti era “ Dio C’E’”, oppure “ Emoscambio” e quest’ultima te la trovavi su entrambe le autostrade principali , quella dell’autostrada Del Sole e quella Adriatica. Alcune immagini le trovavi pure nel centro storico e facevano riferimento alle elezioni del 1946 del fronte popolare, con la faccia di Garibaldi. E poi qualche stella a cinque punte inneggianti alle brigate rosse, ancora un bel ritratto seriale del Che Guevara. Poco, troppo poco per riflettere sulle enormi potenzialità offerte dalle tele in cemento armato di ponti e viadotti, fabbriche abbandonate, torri d’acquedotto, muri di sostegno stradale, curve e raccordi. Ma poi via via, tutto è diventato tela e supporto per scritte ed affreschi: dalle cattedrali ai monumenti, dalle villette ai muri medievali dei centri storici. E poi ancora delle stazioni, dei porti, delle scuole ed università, degli asili e delle scuole materne, degli stadi e delle palestre per poi posarsi anche su beni mobili come treni e bus. Insomma siamo di fronte a un fenomeno che in Europa e specialmente in Italia ha travolto per l’impatto forte e scioccante che questa forma di comunicazione che tocca tutti i cittadini che han la possibilità di vedere, ma soprattutto guardare. La giurisprudenza recente oscilla dalla condanna penale aggravata dal reato di associazione a delinquere a quella di semplice reato amministrativo condonabile con una multa anche se salata.
A Modena si è andati alla ricerca di un patto di non belligeranza tra writers ed amministrazione pubblica, a Milano il tribunale ha comminato 6 mesi di carcere, a Bologna ai tempi di Cofferati ha mobilitato centinaia di persone a ripulire.
Il seminario offerto dal Teatro delle Passioni ha permesso di capirne le origini culturali, le implicazioni sociali, addirittura ci ha permesso di scoprire il valore economico di alcune di queste opere così come le scelte motivazionali forti dei writers, che più disegnano sui muri senza avere committenza meglio se la godono e forse ancor più forti sono le valenze artistiche che ne vengon fuori. L’Assessore alla Cultura Mezzetti è arrivato a parlare di arte con la A maiuscola, quella per intenderci di Raffaello e Giotto. Mi pare questa interpretazione un po’ troppo forzata, io preferisco limitarmi al momento, a definire la street art nuovo mezzo di comunicazione , come a qualcosa di estremamente interessante ( mi pare fosse anche il parere di Mario Bertoni), sulla quale ancora molto e molto ancora ci sarà da dire, ma soprattutto da vedere. Che se poi continuerà ad evolversi insieme alla musica che ne ha accompagnato la nascita( hip-pop) son certo che ne vedremo davvero delle belle.
In pratica l’applicazione potenziale della street art è in ogni dove della civiltà urbana. Se già ora l’urbanscape “naturale” della città ne facilità la diffusione c’è da chiedersi davvero come si evolverà questa forma di espressione sia in termini quantitativi che qualitativi. Sino ad ora a parte qualche raro committente privato,l’unico committente è stata l’autorità pubblica. Pochi anni fa il Comune di Castel Maggiore vicino Bologna ha ingaggiato uno dei “maestri” per una operazione complessa di recupero dal degrado urbano di un enorme edificio diventato una sorta di centrale della prostituzione, spaccio e criminalità minore. Pare che i risultati siano stati buoni e durevoli. Anche il comune di Modena di fatto né è committente non foss’altro per i permessi accordati in occasione del seminario di “ affrescare” parte degli edifici all’interno della ex AMCM. E chissà quante altre amministrazioni ne sono stati i committenti in questi ultimi anni.
E se il vero valore “etico” della street art è appunto sulla strada, all’aperto nei non luoghi di Baumann, come il “ potere “ si deve, si dovrà rapportare con la stree art. ?
Se ha il permesso della commissione edilizia ( a Modena credo che nessuno abbia lasciato uno straccio di autorizzazione) va bene, altrimenti è illegale e quindi potenzialmente da codice penale ( sino a 6 mesi come richiesto dal Tribunale di Milano)? E chi decide se un artista ( writer) è degno di autorizzazione a far disegni e scrivere sui muri o strutture pubbliche ( ponti, acquedotti, scuole, ospedali, tribunali….)
Il tema della street art è un tema quantitativamente esplosivo, coinvolge migliaia di adepti, è internazionale, vive di scambi continui di writers da un paese all’altro e non sempre rispetta altri luoghi comunemente accettati come luoghi di arte. Ma allo stesso tempo è comunicazione, cultura, trans-azione e se, come è facile prevedere, fosse “ contaminato” in segreto da prodotti industriali e commerciali a quel punto avremmo la trasformazione apocalittica dell’urbanscape- senza contare gli imitatori armati solo di bombolette e nessuna attitudine artistica anche minima, solo imbrattatori che scrivono “ abbasso il milan o viva la fica”.
Se prendiamo il treno già oggi è tutto un susseguirsi di muri affrescati, scritte. Ci sono a disposizione milioni di metri quadrati in tutta Modena, in tutta la penisola, nel mondo.
Che fare allora? Continuiamo a parlarne per favore. Ancora non saprei né come urbanista né come cittadino nè, se fossi un amministratore, affrontare il tema. Di certo mi incazzerei se mi scrivono “viva la fica” sotto le mie finestre, ma il tema non è questo. Impariamo. Invitiamo ancora questi writers a parlarci di loro, invitiamo i critici a farci riflettere, gli urbanisti ed architetti ad essere presenti con maggiore forze qualitative ed impegno a questi momenti. Esigiamo che i nostri amministratori siano consapevoli di questo fenomeno del terzo millennio che non credo abbia eguali come strumento di diffusione di immagini e parole, ma soprattutto di concetti, d’arte, stati d’animo che diventano immaginario collettivo, anzi che lo interpretano e lo fissano su solide basi e vedibili sia stando in piedi, che in auto, in treno ed in bici.
Uno strumento fra i tanti di riqualificazione edilizia e urbanistica? Un modo di comunicare? Un modo di protestare? Di sentire ed immaginare? Di denunciare.? Un arte altra?
Grazie amici del Campo della Cultura, amici writers, street artists, critici d’arte ed estimatori. Per favore, a breve, incontriamoci ancora che abbiamo molto e molto da imparare e da dire. Allarghiamo la platea dell’auditorio. Nel frattempo non facciamoci del male. Niente galera per nessuno, niente edifici storici religiosi o meno da utilizzare come tela. Se proprio vi scappa…. abbiamo tanti di quei ponti e cavalcavia davvero brutti ed insulsi che possono solo migliorare da un intervento grafico espressivo. Senza contare alcune parti di aree industriali, abbandonate o meno, periferie degradate e squallide che solo i vostri colori possono almeno tamponare per apportare gioia , vitalità e pensiero creativo e riflessione non violenta.
E poi che qualche amministrazione pubblica e privato illuminato scelga fra di voi quelli che crede siano i più bravi interpreti di questo fenomeno per iniziare almeno a capire se il writing senza committenza ed illegale sia davvero meglio di quello di una opportunità che un potere tollerante e lungimirante possa dare a voi per esprimervi e raccontarci ed a noi cittadini per riflettere e godere meglio di pezzi e parti di città.
Lorenzo Carapellese Urbanista – Modena 2 Giugno 2013