Discutere
Intervista a Maurizio Torreggiani
Nel dicembre del 2010 la Camera di Commercio di Modena ha pubblicato un documento di 76 pagine di analisi e di proposta sul tema del marketing territoriale. Abbiamo intervistato il presidente Maurizio Torreggiani.
Maurizio Torreggiani, quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a sollecitare una discussione pubblica sui temi del marketing territoriale?
La motivazione fondamentale è che l’atteggiamento di Modena su questi temi è ancora troppo approssimativo. La comunità deve mettersi in condizione di organizzare, programmare, industrializzare la propria attrattività per rendersi interessante nel mondo globalizzato. La globalizzazione è come un rumore di fondo, assordante, in cui a farsi ascoltare è solo la nota caratteristica: solo producendo quella nota è possibile ricreare il nostro livello di benessere, che in questo momento è in pericolo.
Quando parla di “comunità” a cosa sta pensando, all’amministrazione comunale?
No, sto pensando a un territorio diverso da quello organizzato sul modello napoleonico, che ha smesso di funzionare. Sto pensando al territorio provinciale e all’area d’influenza delle scelte locali, a una riorganizzazione dei territori che comporta la rinuncia di qualcosa da parte di tutti i livelli governativi, a partire da quello nazionale. Ho fatto due conti: 21.800 tra sindaci, assessori e consiglieri dei famosi comuni sotto i mille abitanti costano meno di 27 deputati. Ma nei comuni c’è la nostra identità. Non sempre ci sono le risorse per i nostri servizi, però, ed è in questa prospettiva che la Camera di Commercio è pronta a mettersi in gioco.
Secondo lei, quindi, l’adozione di una politica di marketing territoriale meno approssimativa consentirebbe alla nostra comunità di ripristinare le condizioni di benessere parzialmente compromesse dalla globalizzazione e dalle inerzie della politica.
Sì, attraendo turisti e soprattutto investitori. Abbiamo bisogno degli investimenti necessari per rigenerare le competenze e, quindi, la nostra competitività. E per fare questo bisogna puntare sulle eccellenze, a partire dall’agricoltura. Nei confronti dell’agricoltura perdura un atteggiamento troppo ingenuo. Il Lambrusco, per esempio, è il vino italiano più venduto nel mondo, che crea occupazione, prodotto interno lordo, ricchezza diffusa e abilità che vanno dalla viticultura alla meccanica dell’imbottigliamento. E’ un grandissimo valore aggiunto, ma non è politicamente valorizzato. Per farlo bisognerebbe che gli amministratori uscissero dalle approssimazioni e si scrollassero di dosso la polvere del Novecento. Le faccio un esempio: se lei porta un bambino a vedere Avatar, la difficoltà maggiore, all’uscita dal cinema, sarà quella di spiegargli che gli animali a sei zampe esistono solo nel film. Questo perché la tecnologia ha reso vere le cose virtuali ed è di questa tecnologia che noi ci dobbiamo servire.
Ma non pensa che in questo modo si corra il rischio di ridurre la città a una sua immagine virtuale? Sotto la città illustrata dei motori, del bel canto e della filosofia non continuano a prodursi una serie di trasformazioni e di aspettative che sarebbe sbagliato vincolare allo sguardo dell’investitore o del turista?
So bene che il nostro benessere è stato creato anche dai cinema e dai teatri, per esempio. Abbiamo 1500 rappresentazioni teatrali all’anno e il mio sogno sarebbe quello di convincere un imprenditore di Bangalore a investire a Modena perché qui il suo ingegnere può vivere esperienze culturali interessanti. La cultura è fermento, ma bisogna che alla fine produca benessere. Non ho detto ricchezza: ho detto benessere. Da un punto di vista intellettuale, culturale, ma anche economico, perché non si possono mangiare solo i libri. Le sarà capitato di vedere la trasmissione di Trc in cui Andrea Barbi andava in giro per i ristoranti a cucinare i prodotti modenesi, o quella analoga di Mengacci su Rete 4. Tutto questo ha un senso. I modenesi devono essere orgogliosi di quello che fanno perché se non lo sono non riescono a venderlo. Non c’è contraddizione tra questa esigenza e il fermento culturale, bisogna solo emanciparsi dalla cultura della pianificazione della vita delle persone. Non esiste attività dell’uomo che non è preceduta da un pensiero.
Quindi lei non ritiene che il rischio al quale facevo riferimento sia reale.
No, se uscite dai perimetri delle università e dei consigli comunali. C’è un detto persiano che dice che abbiamo due occhi per vedere molto, due orecchie per ascoltare molto e una lingua per parlare poco. Mio padre aggiungeva: e due mani per fare tanto. A pochi passi da qui c’è un’azienda che da due anni vince il campionato mondiale delle moto elettriche. In un’epoca di crisi, la Toshiba ha fatto il suo centro europeo di sperimentazione della guida satellitare dei trattori a Concordia. A Solignano sono arrivati dalla Sicilia per produrre elicotteri superleggeri. A Novi c’è un signore che è riuscito a trovare il sistema (mani e testa) per la verniciatura del legno a polvere: la Du Pont ci ha pensato per anni e poi si è rivolta a lui. Non bisogna rimanere chiusi in casa. Il suo problema per i modenesi non esiste.
Bè, ciascuno fa il suo mestiere.
Cerchiamo di farlo bene però.