Museo della città
Un trend con solide radici
Come dimostra la sitografia riportata a margine di questo saggio, è ormai pratica diffusa per qualsiasi città, grande, media e piccola che sia, dotarsi di un cosiddetto “Museo della città”.
Tuttavia, che cosa realmente si identifichi con questa espressione costituisce invece un concetto non ancora del tutto acquisito dal mondo culturale e dall'opinione pubblica italiana, anche perché sotto questo “titolo” vengono raggruppati musei ed esperienze anche molto diverse tra loro per mission, metodologie espositive e didattiche, target di riferimento.

Se si vuole ricercare una definizione “ufficiale”, si può per esempio attingere a quanto scritto dall'ICOM (International Council of Museum) nel 1994: “..I musei della città sono centri di un'azione coordinata volta alla rappresentazione culturale della popolazione urbana, tramite: a) la celebrazione di un'identità comune, il senso delle proprie radici e la valorizzazione delle diverse comunità; b) l'individuazione delle risorse per le attività di sviluppo culturale della comunità con riferimento al patrimonio culturale e naturale del centro urbano e del territorio circostante; c) l'istituzione di un centro di coordinamento per la salvaguardia, l'incremento e la comunicazione degli sforzi artistici e culturali di tutta la popolazione”i
Questa definizione, come altre che si potrebbero citare, unitamente alle più recenti proposizioni del dibattito sull'identità e sul ruolo delle istituzioni museali, consente da subito di individuare nel Museo della città un catalizzatore della produzione culturale di un territorio, con un forte connotato operativo, che affianca alla finalità conservativa tipica dei musei un innegabile ruolo propositivo nei confronti della vita culturale presente e futura della città stessa.
Tale natura così complessa e multidimensionale, a metà strada tra istituzione museale tradizionale e centro culturale, non è però, come si potrebbe credere, un' invenzione recente, legata esclusivamente a politiche di marketing territoriale o di attrattività turistica.
E’ infatti possibile rintracciare le origini degli attuali Musei della città nelle esperienze museali più innovative dell’inizio dell’Ottocento, come il Museo dei Monumenti francesi o il dibattito sulla costituzione dei musei dei plastici e di architettura o, ancora, le esperienze delle raccolte di modelli, carte e immagini dei possedimenti reali europei. Attraverso un processo lento e diversificato da paese a paese, con il passaggio al XX secolo le istituzioni più mature evolvono, ampliando i propri interessi e campi d’applicazione, fino a staccarsi dall’immagine di “museo” come edificio per la conservazione e l’esibizione di fatti culturali storici, per diventare, con le parole di Umberto Eco, “…museo a finalità didattiche, mobile nelle sue scelte espositive, a natura sperimentale…In tal senso il museo si caratterizzerebbe…non come luogo che si visita una volta sola,…ma come il luogo di molto appuntamenti, scalati nel tempo”.
Un’istituzione così concepita si stacca dunque dall’impostazione positivista del XIX secolo, che mirava a documentare la storia della città seguendo una metodologia classificatoria, a favore di una complessificazione sempre più ricca del rapporto con il contesto, sia esso fisico, sociale o economico. I casi internazionali più celebri ed emblematici offrono una interessante testimonianza di questa identità multisfaccettata dei Musei della Città e sollecitano la riflessione su alcuni aspetti peculiari di queste istituzioni, che, ancora oggi, costituiscono questioni aperte.