Proporre / Quattro chiacchiere con...
Periferico
Nella nostra indagine su modi e persone che abitano la città, abbiamo incontrato Federica, dell'associazione Amigdala, che da anni organizza a Modena un appuntamento che vi invitiamo a non perdere: periferico!
1) Periferico: cos'è?
Periferico è un festival di arti contemporanee nato nel 2008 a Modena e curato dalla nostra associazione, Amigdala, una compagnia teatrale fondata nel 2005 da me e da Alice Padovani. Il festival ha avuto ad oggi tre edizioni che si sono concentrate tutte nella periferia della città, utilizzando spazi inediti non appositamente adibiti al teatro o alla musica e contemporaneamente cercando di portare in città artisti provenienti da tutta Italia o dall'estero che hanno proposte di qualità ma che faticano a trovare spazio nei circuiti più istituzionali. Il programma di Periferico è stato sempre molto aperto a diverse discipline, dal teatro alla musica alle arti visive e alla sperimentazione, alla contaminazione dei generi. Per questo abbiamo spesso parlato di “alla periferia delle arti e della città”, perchè Periferico vuole cogliere quel nesso sottile tra periferia e innovazione. E' proprio alla periferia della città piuttosto che nel suo centro che spesso si incontrano le esperienze e i luoghi più sperimentali e interessanti.
2) Come è nata questa idea?
Nel 2005, poco dopo aver fondato la compagnia Amigdala abbiamo preso in affitto un capannone industriale alla Sacca per realizzare lì le prove di uno spettacolo. Era uno spazio piuttosto inadatto al teatro per la verità – completamente bianco, con un pavimento duro e non lavorabile, e per di più al secondo piano quindi con carico e scarico difficoltosi. Ma aveva un fascino molto “berlinese” e decidemmo di iniziare, parallelamente alle nostre attività di prove, anche un'attività di programmazione, realizzando un piccolo “cartellone” annuale di proposte che spaziavano dal teatro alle arti visive. Il centro lo chiamammo “Spaziolelune”, lo allestimmo con un piccolo angolo bar e qualche attrezzatura tecnica. Le prime due edizioni furono un'iniziativa del tutto spontanea, con pochi o nulli contributi. Lavoravamo in due, io e Alice e ci occupavamo di tutto. Mettevamo performance ovunque, utilizzando ogni centimetro di spazio, dalla sala alle scale al bagno all'ufficio al soppalco!
Il pubblico era moltissimo, attirato da quello spazio dall'aspetto inconsueto. Poi nel 2008 decidemmo di inaugurare il festival Periferico, concentrando l'attività annuale in un momento dell'anno, a dicembre. Piano piano Periferico è cresciuto, ha ottenuto dei piccoli riconoscimenti dalle istituzioni, ha aumentato il proprio staff (ora siamo circa una decina di persone, quasi tutte donne), il proprio pubblico e anche gli spazi utilizzati si sono moltiplicati: l'edizione 2010 si è svolta ad esempio tra Spaziolelune, una bellissima ciclofficina al Villaggio Artigiano gestita da Iride/Fixed, una falegnameria, la galleria West Village Gallery e il museo di storia del lavoro Officina Emilia gestito dall'Università di Modena e Reggio Emila.
3) Quali sono - se ci sono - le difficoltà più grosse del portare avanti un'iniziativa del genere in una città come Modena?
Indubbiamente le difficoltà maggiori sono di tipo economico. Una proposta come la nostra non ha la forza politica per attrarre finanziamenti significativi ed è quindi costretta a lavorare sempre con budget che farebbero sorridere le grandi kermesse o le istituzioni culturali. Questo limite economico non permette nemmeno di investire in promozione e quindi di raggiungere un pubblico più vasto. Il nostro marketing è basato soprattutto su internet e i social network, nonché su iniziative promozionali che ci inventiamo di volta in volta, magari creative ma sicuramente non di vasta portata. Ma devo dire però che questa è anche la nostra forza, di ottimizzare al massimo le risorse e offrire una proposta qualitativamente molto alta con una spesa ridottissima. Certo, non è facile convincere le persone che è possibile andare a teatro anche uscendo dal centro storico, e che esiste una città oltre a quella che viene illuminata per Natale. Modena è una città dalle istituzioni culturali (penso soprattutto al teatro) molto forti e la grande maggioranza del pubblico è abituato a pensare di andare lì per vedere uno spettacolo. E' difficile anche abituare il pubblico all'idea di un programma multidisciplinare: per molto tempo abbiamo avuto pubblici diversi a seconda della proposta, per cui vedevi arrivare le stesse persone ad ascoltare un concerto che erano diverse da quelle che venivano per una mostra. Negli ultimi anni invece questa distinzione mi pare stia iniziando a scomparire, le persone sono più abituate all'idea di mescolare i generi.
Non abbiamo mai avuto difficoltà invece nella ricerca degli spazi che fossero disponibili a ospitare il festival. Da quest'anno Spaziolelune non esiste più perchè non era più possibile per noi pagare l'affitto e quindi abbiamo dovuto pensare a un festival completamente autonomo dalla sede in cui è nato. Ma le persone a cui parli e racconti quel che vuoi fare spesso si entusiasmano subito e diventano immediatamente collaboratori del festival.
4) Qual è il vostro pubblico? E' sempre quello o di anno in anno raggiungete soggetti diversi?
Siamo molto legati al pubblico di Periferico, è quasi parte del progetto stesso. E' cresciuto sempre, di anno in anno, e questo ci ha dato la misura del fatto che la nostra idea avesse senso. Si è anche creato intorno al festival un piccolo gruppo di affezionati, persone che lo seguono da sempre e che ne parlano, promuovendolo e portando altre persone con sé. Questa per noi è una grandissima risorsa. Quest'anno, sapendo della difficoltà in cui ci siamo trovati economicamente, alcune persone mi hanno scritto per mettersi a disposizione come volontari e far sì che il festival continuasse ad esistere. C'è da dire anche che si tratta di un pubblico per nulla specialistico, ci sono pochissimi operatori ma si incontrano invece soprattutto persone...
5) Una vostra lettura della periferia modenese...
Difficile fare una valutazione complessiva. Devo dire innanzi tutto che noi abbiamo lavorato soprattutto alla Sacca e al Villaggio Artigiano, la parte sud la conosciamo pochissimo. Spaziolelune era posizionato proprio al margine della Sacca, vicino alla tangenziale e quindi in un'area poco frequentata. Difficile coinvolgere le persone e i cittadini, anche se abbiamo lavorato comunque molto lì, abbiamo avuto una collaborazione molto buona con la Circoscrizione 2 e abbiamo lavorato per tre anni alle scuole materne Collodi, portando anche i bambini a Spaziolelune a più riprese.
Il Villaggio Artigiano è una realtà interessantissima dal punto di vista sociale e umano. Fu la costruzione collettiva di una possibilità diversa e ancora questo spirito di novità si respira nonostante i molti luoghi chiusi e dismessi. Abbiamo trovato alcune persone che si sono entusiasmate alla nostra idea e che ci hanno messo in contatto con i proprietari degli spazi, gli artigiani, gli abitanti. E' nata una collaborazione molto interessante. Abbiamo incontrato un signore molto attivo, Gianni Montermini, che è diventato uno dei nostri volontari più importanti e ci ha aiutato non poco a trovare i luoghi del festival 2011. Insomma, come dicevo prima e anche in funzione di altre esperienze di lavoro che ho sulle periferie di altre città, io mi sento molto vicina al pensiero di Rob Schields e trovo adatta anche a Modena la sua definizione di periferia come luogo che da un lato è visto come alterità perchè situato ai margini, ma allo stesso tempo in grado di esprimere i significati che i centri negano di diventare un luogo che esprime vocazione all'innovazione, alla trasformazione. E' questo aspetto di continuo cambiamento che il centro storico – sempre più museificato – non può mostrare che mi affascina e che richiama un contatto con l'arte e la ricerca.
6) Quest'anno il vostro festival si chiama "Periferico - Atto unico". Cosa significa? Ce ne parli un po'?
Quest'anno Periferico ha visto dei tagli molto drastici al proprio già piccolo bilancio, a causa dei motivi che ben conosciamo. Siamo state a lungo indecise sul da farsi, chiedendoci se fosse opportuno o meno pensare comunque a un'edizione simbolica del festival. Alla fine ha prevalso una specie di idea di resistenza e abbiamo tutte concordato sul fatto di trovare una formula diversa che ci consentisse di fare una proposta interessante nonostante la quasi assenza di fondi. Abbiamo deciso quindi di chiamarlo Atto Unico perchè si svolge in una sola giornata, sabato 17 dicembre, dalle 17.30 a notte fonda. Il pubblico è invitato a presentarsi a Officina Emilia, in via Tito Livio 7 alle 17.30 e ritirare il proprio biglietto (precedentemente prenotato al numero 328 58 33 043, costo 8 euro cena inclusa). A quel punto si salirà su un autobus di linea urbano ATCM e si partirà per un viaggio nella periferia attraverso tre diversi luoghi di lavoro che ospiteranno delle performance musicali o teatrali. Il capolinea è di nuovo a Officina Emilia alle 21 dove si vedrà un ultimo breve spettacolo e poi verrà offerta ai partecipanti una cena a base di zuppe calde. Alle 22 ci sarà un concerto de La Metralli che è aperto a tutti, anche a chi non avesse fatto in tempo a prenotare il suo biglietto sul bus. I posti sul bus sono ovviamente limitatissimi, quindi consiglio agli interessati di prenotare velocemente, si tratterà di un'occasione abbastanza unica di vedere la periferia “da un altro punto di vista”.